Prima guerra mondiale sul monte Grappa

 Prima guerra mondiale sul monte Grappa

Il monte Grappa è stato uno dei teatri di guerra della Prima Guerra Mondiale, muro invalicabile per gli austriaci, sacrificio di innumerevoli soldati, da entrambi gli schieramenti, Dopo Caporetto, fu un posto fondamentale per la difesa della pianura veneta.


Vediamo i fatti della prima guerra mondiale sul  monte Grappa.

LA PRIMA GUERRA MONDIALE

Dopo la grande ritirata italiana di Caporetto, dietro al fiume Piave, il fronte italiano si è accorciato moltissimo. Gli italiani sono su capisaldi naturali sulla difensiva, mentre gli austriaci si trovano in campo aperto. Il monte Grappa, in questo caso, è uno sbarramento naturale che gli austriaci cercheranno di superarlo in tutti i modi, sia per le vallate laterali che passando per il monte.

In particolare, tra dicembre del 1917 e la fine della guerra di novembre 1918, nel monte Grappa si svolgeranno tre battaglie fondamentali.


MONTE GRAPPA: LA BATTAGLIA D’ARRESTO

Prima fase

Il 14 novembre 1917 inizia ufficialmente l’avanzata austriaca in Grappa, che iniziano ad attaccare il monte Tomatico, Puerna e Roncone, da Seren del Grappa. La prima fase della battaglia d’arresto va dal 14 novembre al 10 dicembre, e sarà quel periodo che gli italiani, in inferiorità di uomini e mezzi, fermano la forza dirompente dei tedeschi-austroungarici, intenzionati più che mai a raggiungere la pianura veneta dopo la schiacciante vittoria a Caporetto. Nonostante alcuni generali austriaci fossero contrari a raggiungere la pianura veneta attraverso l’impervio monte Grappa, preferendo attaccare massicciamente le vallate del Piave e del Brenta, riescono comunque ad avvicinarsi alla cima dopo sanguinosi scontri sul monte Pertica (che rimarrà austriaca fino alla fine della guerra), monte Asolonecol dell’Orso, Solaroli e monte Tomba, causati anche dalla disorganizzazione iniziale dopo Caporetto. Qui le truppe austriache riusciranno ad arrivare fino a Ponte San Lorenzo, punto di loro massima avanzata. Il comandante Rommel, (futuro generale nazista e protagonista della Seconda guerra mondiale) impegnato nel monte Tomba, scrive nel suo diario che ormai sono arrivati tardi e che il nemico si è già ben insidiato sulla difensiva. Ormai, con l’inverno alle porte, l’attacco lampo che speravano gli austriaci è svanito e le loro truppe si arenarono nel massiccio.

Seconda fase

La seconda fase della battaglia d’arresto va dall’11 al 18 dicembre 1917. Il nemico inizia ad arrancare sui monti e il morale delle truppe italiane inizia a salire.  Le cime principali da difendere, dove si verificheranno le battaglie perché non crolli il fronte, sono Col della Beretta, monte Asolone, cima Grappa, monte Palon, monte Tomba e Monfenera.  I primi giorni della seconda fase, nel settore orientale, gli austriaci tentano di sfondare le linee del monte Asolone e Col Caprile conquistando il Col della Beretta, mentre nella parte settentrionale si scontrano sui Solaroli e Col dell’Orso contendendosi i vari confini. Verso la fine di questi giorni, con un ultimo attacco, anche il monte Asolone cade, ma viene subito riconquistato dagli italiani concludendo così la battaglia e arrestando l’avanzata austriaca alle porte di Bassano.

Il monte Grappa divenne così “Monte Sacro agli italiani”.

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DA GENNAIO A GIUGNO 1918

Durante il periodo invernale e primaverile dell’anno 1918, i due schieramenti si adoperano per migliorare le linee al fronte. La galleria Vittorio Emanuele III fu ultimata, con l’inserimento in caverna di diversi pezzi d’artiglieria. Il generale Giardino viene nominato capo della IV armata e vengono ultimate alcune delle carrozzabili che salgono in cima, come la strada da Semonzo. Nel frattempo, le truppe tedesche, preoccupate del fronte francese e convinte che sul Grappa si andrà avanti con una guerra di trincee e logoramento, impiegano li, anziché in Italia, le truppe dispiegate dal fronte russo. Gli austriaci scavano numerose trincee ma vengono colpiti da una crisi economica interna che ridurrà i vettovagliamenti e la produzione di armi e proiettili.

A maggio del 1918 i Tedeschi danno forza di grande superiorità sul fronte francese arrivando a 60 km da Parigi. Gli austriaci, non sentendosi da meno, daranno il via “all’Operazione Radesky”, un piano d’attacco che punta a sfondare l’altopiano di Asiago e il monte Grappa. Oltre a questo, prevedono di attaccare tutto il fronte italiano che va dal passo del Tonale al mare Adriatico, sfondando il fiume Piave, con direzione Treviso e Padova.

Gli austriaci prevedevano per gli italiani una nuova Caporetto.

 

il fronte durante la battaglia d'arresto.

MONTE GRAPPA: LA BATTAGLIA DEL SOLSTIZIO

La battaglia del Solstizio va dal 15 al 23 giugno 1918. La ribattezzata “Armata del Grappa” è composta da 65mila uomini contro gli 80mila austriaci. Il generale Conrad, generale austriaco a capo delle truppe sul Grappa, darà il via ad attacchi temerari sulle zone più esposte del Grappa e cioè sul monte Asolone, sul monte Pertica, monte Palon e monte Tomba. Gli austriaci tentano di avanzare sui Colli Alti e sul monte Asolone per poter raggiungere la strada Cadorna e mettere in crisi il sistema difensivo italiano, ma qui, trovano le trincee italiane rafforzate durante l’inverno. In un primo momento, con gli attacchi austriaci, viene perso anche il Col Moschin, col del Gallo, Col Fenilon e Fagheron, ma con l’entrata in campo degli Arditi (forze speciali italiane addestrati per operazioni fulminee) vengono riconquistate le vette perdute, tranne il Col Moschin, che sarà recuperato il giorno seguente. Gli austriaci tentano anche di avvicinarsi a cima Grappa, ma la nuova galleria Vittorio Emanuele III rende invano ogni passaggio bloccandoli a quota 1581 mt. Dopo gli scontri respinti nel settore orientale e a cima Grappa, gli austriaci decidono si sospendere momentaneamente anche l’attacco sul Tomba. L’esercito italiano, ritrovato di spirito e memore degli errori passati, spegne in un solo giorno l’imponente operazione austriaca. Queste sconfitte abbatteranno il morale delle truppe austroungariche che si renderanno conto che sul Grappa è impossibile passare. Nel frattempo, anche gli attacchi sul Piave sembrano non dare i frutti sperati. Il 23 giugno 1918 la battaglia del Solstizio si può considerare conclusa.

MONTE GRAPPA: L’ULTIMA SPALLATA

Nel 1918, l’impero Austroungarico si dimostra logorato e affamato dalla guerra. Al suo interno scoppiano delle rivolte causate dalle varie etnie che lo compongono. Esse cercano l’indipendenza dall’impero centrale e questo non può che abbattere la determinazione dei soldati al fronte, costretti a combattere sotto un’unica bandiera anche se con lingua, usi e culture differenti. In autunno, la situazione sembra ormai chiara. La guerra è mutata in favore all’esercito italiano e, di fronte a questi fatti, il generale Diaz è pronto ad approfittarne con una controffensiva. Il piano consiste nello sfondare la linea sul Montello e puntare verso Vittorio Veneto (chiamato così dopo la vittoria finale, prima era solo Vittorio) in modo da spezzare in due l’esercito nemico. Per avere meno pressioni sul fronte che si è deciso rompere, si valuta di anticipare l’attacco con un’avanzata sul monte Grappa, per fuorviare l’avversario e concentrare lì le sue forze. È chiaro fin da subito, che questo contrattacco sul Grappa, non porterà ad una vittoria sul massiccio, ma bensì ad un grande sacrificio di vite umane vista la superiorità numerica del nemico, ben posizionato sulla difensiva. Ad un anno esatto da Caporetto, il 24 ottobre 1918, il General Giardino ordina un’offensiva sui monti Asolone e Pertica che porterà a numerosissime vittime in entrambi gli schieramenti senza grandi conquiste da parte degli italiani. Dal 25 al 29 ottobre si ripeteranno altri attacchi sull’Asolone, sul Pertica, sui Solaroli, sul monte Valderoa e Col dell’Orso. Il 27 ottobre, nel frattempo, inizia l’avanzata sul Piave e il piano iniziale sembra funzionare. Il 29 ottobre le truppe italiane entrano a Conegliano mentre il 30 arrivano a Vittorio Veneto. Sempre il 30 ottobre, dopo la caduta del fronte sul Piave, sul monte Grappa gli austriaci tentano una veloce ritirata per evitare di essere accerchiati. Le truppe italiane ora si possono spingere liberamente verso nord, arrivando a Feltre il 31 ottobre. I primi giorni di novembre, tutto il Grappa è sgombro e di nuovo italiano. Il 3 novembre 1918, ad Abano Terme, viene firmato l’armistizio con gli austriaci. Udine, Trento e Trieste sono dentro al confine italiano. Se in questi giorni tutte le città italiane sono addobbate a festa per la guerra finita, sul monte Grappa, come sugli altipiani e su altri fronti, la situazione si presenta a dir poco drammatica. Lo scenario si presenta con innumerevoli corpi senza vita, di cui la maggior sarà ignota l’identità, buchi di bombe e trincee disseminate in ogni dove, che tutt’oggi testimoniano i fatti accaduti durante quei due anni tragici che ha vissuto questo monte. Per rendere l’idea dell’atrocità di questa guerra, nel sacrario militare di cima Grappa, inaugurato nel 1935, sono presenti i resti di 12600 caduti italiani (di cui solo 2283 identificati) e 10200 caduti austro-ungarici (di cui solo 296 identificati).

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